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Psicosi indotte

La rassegna stampa sulla "legalità" del sindaco Cofferati (aprile 2006)

La campagna sulla legalità, oltre essere stata un’occasione per il Sindaco di stare sulle pagine nazionali dei giornali per diverse settimane, ha prodotto nell’immaginario collettivo una rappresentazione della città irreale.
Alcuni esempi concreti:
1. Con il ridicolo ma infamante Dossier Amorosi sulle case ERP (difficile pensare che fosse farina solo del suo sacco) si è lanciato un falso messaggio su procedure clientelari per l’assegnazione di migliaia di alloggi pubblici.
Il “ciokkapiatti” è stato sbugiardato e se ne è dovuto andare, ma per un anno e mezzo è stato coperto politicamente: quel messaggio ha lasciato un segno tra tanti cittadini.
2. Su un terreno simile è stato lanciato un altro proclama che riguarda i “furbi” che si avvantaggerebbero sulle tariffe dei servizi alle persone.
3. Ci sono più di 650 alloggi pubblici vuoti e, periodicamente, viene messa in campo una campagna contro le cosiddette occupazioni abusive (ormai sono rimaste circa una trentina) che impedirebbero l’assegnazione di case alle persone bisognose che ne hanno diritto, alimentando una inesistente guerra tra poveri.
4. Nel programma di mandato, per quanto riguarda il CPT e il contrasto degli effetti della legge Bossi-Fini sul nostro territorio c’era un impegno politico preciso: “La legge Bossi-Fini rappresenta un contesto estremamente negativo per le politiche di accoglienza e di incontro delle diverse culture e identità; la politica degli enti locali bolognesi, pur nelle competenze limitate che la normativa assegna ai Comuni e alla Provincia, deve concretamente dimostrare una visione alternativa a quella della destra, operando per il superamento del CPT di via Mattei, individuando soluzioni alternative che ne permettano la chiusura”.
In realtà, ad ogni operazione di sgombero riguardante cittadini migranti, dal LungoReno al Galileo, il CPT è stato messo a disposizione per “accogliere nuovi ospiti”.
Le rare volte che polizia e carabinieri hanno svolto azioni di contrasto al lavoro nero, a farne le spese sono stati i lavoratori clandestini finiti al CPT o espulsi, e non certo i padroni colpiti da piccole denunce.
L’ex caserma Chiarini di via Mattei non ha mai funzionato così a pieno regime come da quando si è insediata la giunta Cofferati.
5. Ci sono poi i guasti “culturali” che questo tormentone sulla legalità ha prodotto. Quello che fa specie è che sia stata soprattutto una parte della magistratura bolognese a subire l’influenza di una politica semplificatrice rispetto a fenomeni sociali che richiederebbero ben altra capacità di analisi e di sensibilità democratica.
C’è un dato incontrovertibile che dovrebbe far pensare ed è l’aumento esponenziale dei procedimenti penali per episodi di conflitto sociale e di lotta politica avviati dall’inizio del mandato amministrativo di Cofferati, rispetto agli anni precedenti, Inversamente proporzionale alla diminuzione consistente del numero degli episodi stessi.
C’è poi l’utilizzo di fattispecie criminose come le “finalità eversive” per addossare aggravanti improprie su avvenimenti che, solitamente, dal punto di vista penale non vengono ritenuti particolarmente pericolosi.
E, infine, come rimanere indifferenti rispetto all’"accanimento terapeutico” riservato al Livello 57, sia per la vicenda della street rave parade sia per le perquisizioni e il sequestro delle sedi?
Dovrebbe creare inquietudine leggere sulle motivazioni di una sentenza, come quella del Tribunale della Libertà nei confronti di un’esponente del Livello, che “tre mesi di coercizione domestica non rappresentino un tempo sufficiente a produrre effetti deterrenti… a maggior ragione su persona che abbia agito non già sotto la spinta di ragioni contingenti ma per convinzioni ideologiche legate all’antiproibizionismo delle droghe leggere”.
Ha fatto bene Franco Corleone a dichiarare: “I sepolcri imbiancati amano ripetere che le sentenze si rispettano e non si discutono, invece appartiene allo spirito della democrazia che soprattutto le argomentazioni e le motivazioni delle decisioni giudiziarie vengano esaminate e discusse.
In questo caso poi sono i giudici ad affermare nei fatti la bontà intangibile del proibizionismo che tanti guasti ha prodotto in Italia e nel mondo con una sentenza di regime da Casa delle Libertà, frutto di un clima dettato da un senso comune repressivo. Che questa rivendicazione di intolleranza avvenga subito dopo l’approvazione della legge Fini-Giovanardi, la più punitiva d’Europa e la più antiscientifica con l’equiparazione di tutte le sostanze dal punto di vista della sanzione penale, è un triste segno dei tempi.
Bologna merita di più e queste offese al diritto e all’intelligenza devono cessare”.

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