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Le giornate del 2001 rivissute a Vag61 nelle serate del 18 e 19 luglio

Le parole di Genova

Piazza Carlo Giuliani ..LA NOTIZIA CHE ERA MORTO UN RAGAZZO
“La più grande sospensione dei diritti democratici dalla seconda Guerra Mondiale in poi”. Con queste parole a firma di Amnesty International inizia “Quale verità per Piazza Alimonda”, il video recentemente diffuso dal Comitato Piazza Carlo Giuliani che ricostruisce punto per punto l'omicidio di Carlo sullo sfondo del massacro di Genova 2001. Con queste parole ha preso il via anche “Le parole di Genova”, iniziativa in due serate con la quale Vag61 e il Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso e Carlo Giuliani” hanno voluto riprendere il filo, cinque anni dopo, di ciò che accadde nelle giornate di contestazione al G8 e quanto ciò ha rappresentato, e continua a rappresentare ancora oggi, nello scenario politico e sociale e soprattutto nell'immaginario collettivo.Le immagini del video si sono succedute per mezz'ora, nude e taglienti. I poliziotti vestiti da black block. I pestaggi. Il vicequestore che lancia sassi sui manifestanti (lo ha ammesso, in tribunale). La carica di via Tolemaide (non autorizzata) sul corteo delle tute bianche (autorizzato). La trappola di Piazza Alimonda. Uno sparo e un urlo. Il sangue di Carlo. Il suo corpo agonizzante preso a calci. La pietra che ad arte gli ha spaccato la fronte. E poi “l'hai ucciso tu, col tuo sasso”. Immagini che parlano, bastano poche didascalie e i dati semplici della controinchiesta a svelare ogni macchinazione, ogni distorsione.
La verità è passata sullo schermo. E ancora una volta ha preso la forma di un pugno allo stomaco. A video finito la sala è rimasta in silenzio per qualche minuto, ed è tornata alla realtà senza esserne mai uscita.

La stessa realtà raccontata subito dopo da alcune di quelle persone comuni che del il popolo di Genova erano la forza. C'era chi, voce di Radio GAP, ha poco da ricordare perchè è “passato direttamente dal Carlini a via Tolemaide e da via Tolemaide all'ospedale”. E sdrammatizza un po' quando racconta di essere stato pestato e arrestato perchè rimasto da solo a reggere gli scudi, con gli occhi chiusi, mentre tutti gli altri scappavano. E, a botte finite, di essere pure caduto dalla barella dell'ambulanza.
C'era chi, studente, racconta dello spirito con cui tanti tra i più giovani si lanciarono nell'esperienza di Genova, spesso sull'onda emotiva del Global Forum di Napoli. Incoscienza ed entusiasmo mischiati alla consapevolezza ogni minuto più evidente di vivere nel pieno di un “passaggio storico dai controvertici fatti da militanti ad una città intera che insorge, con le sue innumerevoli specificità”. “Un appuntamento a cui non si poteva mancare, subito segnato dal contrasto gelido tra un treno pieno di carica e di speranza e una stazione già blindata”. Poi le cariche indiscriminate, la gente che si butta in mare per salvarsi e l'entusiasmo che si trasforma in “terrore puro alla notizia che era morto un ragazzo”. E il terrore che a sua volta si trasforma in voglia di fuggire all'incubo, improvvisando, “mentre altri scrivono comunicati o si preparano alla guerriglia”, una gara di atletica tra amici. “Un modo per cercare di annegare i ricordi più tremendi conservando quelli della vigilia...”.
C'era chi, giornalista di movimento, nel silenzio seguito al video su Piazza Alimonda rivive i silenzi di quella sera.
C'era chi, contadino dalla Val Samoggia, quando ha visto quello che stava accadendo ha realizzato, quasi senza rendersene conto, che “l'unica cosa che centinaia e centinaia di persone potevano fare era tirare sassi per tenere lontana la polizia”.

GENOVA DEI PROCESSI, GENOVA COME IMMAGINARIO
La seconda serata ha spostato lo scenario dell'iniziativa dalle strade genovesi alle aule dei tribunali, dove si stanno svolgendo i processi a carico dei manifestanti e delle forze dell'ordine. Dall'aggiornamento legale effettuato dagli avvocati Sabattini e Miraglia è emerso con forza un nodo cruciale che lega a doppio filo sentenze e verità storica. Se è vero che portare a processo agenti e dirigenti di polizia non è un risultato da poco, oggi più che mai è fondamentale non mettere da parte ciò che accade nei tribunali e allo stesso tempo ricordare che nei processi può emergere solo ciò che attiene strettamente ai fatti in esame. Per tutto il resto bisogna continuare a ricordare, scavare, ricostruire fuori dalle aule nell'azione collettiva di tutti coloro che vogliono verità e giustizia per Genova.

Nella seconda parte della serata la discussione si è focalizzata su quello che Genova ha rappresentato per i movimenti che hanno preso vita dal 2001 ad oggi. Dalla resistenza della Val di Susa agli studenti e ricercatori precari che hanno occupato le facoltà nello scorso autunno, da Melfi a Scanzano. Genova in qualche modo c'era. C'era nell'immaginario che ha saputo creare, nella svolta che ha significato per migliaia e migliaia di persone, che abbiano o no assediato la zona rossa. C'era nelle parole che si sono sedimentate negli anni e nelle coscienze individuali e collettive. C'era nella capacità, purtroppo intermittente, di trasferire quella radicalità e quelle capacità comunicative dalla presa di parola contro il G8 all'apertura di spazi di conflitto nei luoghi di lavoro, di studio, di vita.
“Un movimento, quello di Genova, largamente imprevisto sia nella sua radicalità che nelle sue dimensioni di massa – ha sottolineato con lucidità Sandro Mezzadra – che non si è fermato a quel controvertice ma ha aperto uno spazio politico che abbiamo vissuto per i due anni successivi, sempre segnato da quell'eccedenza che andava ben oltre le strutture organizzate e chi abbiamo rivisto nelle grandi manifestazioni contro la guerra in Afghanistan, per i diritti dei migranti e per impedire il conflitto iracheno”. Potenzialità che pongono anzi impongono una domanda che si fa sempre più determinante e a cui lo stesso Mezzadra ha dato voce. “Come costruire una nuova forma, un ambito politico in cui diverse forze eterogenee possano contaminarsi e ibridarsi, come dicevamo proprio a Genova, e quindi potenziare la propria esperienza?”.

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