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5 venerdì tra Marzo e Giugno di cineforum e dibattiti sul lavoro

Non pagheremo noi la vostra crisi: "buon lavoro, maledetto lavoro" a Vag61

Non pagheremo noi la vostra crisi!

BUON LAVORO, MALEDETTO LAVORO…

Un ciclo di cineforum, assemblee, dibattiti su lavoro e precarietà a Vag61

5 Venerdì al Vag61 di Bologna – Via Paolo Fabbri 110 (vicino al ponte S. Donato, bus 20-37)

> Leggi il programma della 1° iniziativa della rassegna >>> Presentazione della rassegna e proiezione di "Paul, Mick e gli altri"

> Leggi il programma della 2° iniziativa della rassegna >>> Proiezione di "Risorse umane" e assemblea su crisi e licenziamenti

> Leggi il programma della 3° iniziativa della rassegna >>> Quando gli operai decidevano

> Leggi il programma della 4° iniziativa della rassegna >>> C'è chi ha detto NO al precariato

> Leggi il programma della 5° iniziativa della rassegna >>> Morti sul lavoro


La crisi economico-finanziaria esplosa in questi mesi sta avendo, e minaccia di avere, in misura sempre maggiore, conseguenze drammatiche per le condizioni di vita delle classi popolari. È la crisi del capitalismo finanziario, dell’economia basata sulle speculazioni di borsa, della stessa cultura consumista. È la crisi di quel modello neo-liberista che negli ultimi decenni ci avevano spacciato non solo come il migliore ma addirittura come l’unico possibile.
Ma la loro crisi, la crisi della loro ideologie e del loro modello politico, sociale e culturale vogliono farla pagare a noi. Ai precari, ai migranti, agli studenti, all’intero mondo del lavoro dipendente. Nei mesi autunnali il movimento No-Gelmini, il movimento contro la distruzione di ciò che resta della scuola e dell’università pubblica, ha gridato con voce forte e chiara “Noi non paghiamo la vostra crisi”.
Quel movimento non può e non deve essere lasciato solo. “Non paghiamo la vostra crisi “ è uno slogan che può e deve parlare anche ai precari che tentano disperatamente di arrivare a fine mese, ai salariati che vengono licenziati o rischiano quotidianamente la cassa integrazione, ai lavoratori migranti oggetto dello sfruttamento più selvaggio e insieme vittime degli impulsi razzisti sempre più diffusi in molti quartieri popolari.

Oltre alla gravità della situazione economica, esiste un altro motivo che rischia di rendere devastanti gli effetti della crisi. Questa crisi va a colpire il mondo del lavoro subordinato esattamente dopo almeno due decenni di arretramento sul piano del potere e anche delle consapevolezze.
I passaggi del processo di destrutturazione del mondo del lavoro e di attacco ai diritti dei lavoratori dipendenti sono stati talmente tanti e gravi che sarebbe difficile ricordarli tutti. Dall’eliminazione della scala mobile agli accordi del Luglio ’93 che sancirono l’avvio della fase della concertazione, portando ad una drastica riduzione del valore reale dei salari. Dal Pacchetto Treu al Patto per l’Italia, passando per l’introduzione del lavoro interinale e dei mille altri dispositivi di precarizzazione dei rapporti di lavoro. Dalle controriforme di Dini e Maroni che hanno distrutto il sistema pensionistico pubblico, fino alla svendita del TFR.

La resa senza condizioni (quando non la cogestione vera e propria dei processi di controriforma) da parte dei sindacati confederali e della sinistra parlamentare ha fatto sì che gli attacchi brutali di Confindustria non trovassero mai una risposta adeguata. In questo contesto anche il piano stesso della coscienza collettiva di classe è venuto progressivamente meno, e si sono affermate le spinte culturali e sociali più individualiste e le dinamiche perverse della guerra tra poveri. La precarizzazione e la frammentazione del mondo del lavoro dipendente non è oggi visibile solo nelle norme, ma anche nelle soggettività.
Logico, in questo contesto di arretramento sociale, politico e culturale, che la crisi venga fatta pagare a noi. Logico che il governo destini miliardi di euro alle banche e alla compagnie assicurative e non investa sugli ammortizzatori sociali. Logico che nessuno si ponga il problema delle migliaia di precari che perdono il posto di lavoro senza poter usufruire neanche della cassa integrazione.

Ma il ragionamento si può ribaltare. Se è vero che la crisi economica va a colpire un mondo del lavoro precarizzato, frammentato e senza diritti con conseguenze potenzialmente devastanti, può anche essere vero che l’approfondirsi delle contraddizioni sociali crei le condizioni per rimettere in discussione tutto, per tornare a capire che il nemico non è chi sta peggio di noi, ma chi si è arricchito alle nostre spalle in questi anni.
Riaprire e rilanciare processi di autorganizzazione e ribellione del lavoro subordinato e del precariato sociale non è certo impresa facile, ma è una necessità impellente e non più rimandabile. Ripartire dalle contraddizioni materiali, anche dalle piccole vertenze, ma sempre alludendo ad un ideale di trasformazione radicale della società, ci sembra l’unica strada percorribile.

Da queste premesse nasce la proposta di un ciclo di iniziative sul tema del lavoro e della precarietà. Un cineforum autogestito con proiezione di film e documentari a tema, che possono aiutarci a trovare gli strumenti per leggere le situazioni che viviamo quotidianamente. Ma anche momenti di dibattito tra soggetti attivi a Bologna nei luoghi di lavoro, con i contributi di altre realtà significative dal resto d’Italia.

Il tutto integrato costantemente con due progetti nati dentro Vag61: STOP, lo Sportello Territoriale Operativo sulla Precarietà e ZIC.IT, il giornale on-line di controinformazione e denuncia. Nel corso delle varie serate sarà infatti sempre attivo lo sportello sulla precarietà (con una logica di autoformazione e autorganizzazione più che di consulenza) e verranno presentati materiali autoprodotti di denuncia, ma anche di approfondimento, scaturiti dalle inchieste di Zic.

Che questo esperimento parta da un centro sociale come Vag61 rappresenta un’altra sfida e un altro elemento di novità. Si tratta di rompere la dinamica perversa che troppo spesso ci vede forza lavoro sfruttata e silenziosa di giorno e militanti del centro sociale di sera. Si tratta di superare quella cesura storica che negli ultimi anni ha separato sempre di più i percorsi dei centri sociali e dei collettivi giovanili da quelli del sindacalismo di base e dalle esperienze di autorganizzazione sui luoghi di lavoro.
Può sembrare una sfida troppo ambiziosa, ma di fronte all’assoluto predominio delle regole capitalistiche con il conseguente processo di azzeramento dei diritti ed alle conseguenze sempre più evidenti della crisi non possiamo che rispondere: se non ora quando?

Rassegna a cura di:
VAG61 –Officina dei Media Indipendenti
Confederazione Cobas Bologna
Autorganizzazione Operaia
STOP (Sportello Territoriale Operativo sulla Precarietà)


Info >>>
Mail: stop.ora@gmail.com
Tel: 3206914118 – 3488996698
Siti di riferimento: www.vag61.info – www.zic.it

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