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Venerdì 15 Settembre alle ore 21 a Vag61

Sgombri d'estate

A cura del Centro di Documentazione dei Movimenti Francesco Lorusso e Carlo Giuliani
verrà presentata

"SGOMBRI D'ESTATE"
Una serata di narrazioni con visione di volantini, manifesti, articoli di giornali sulla "mania" delle Amministrazioni comunali bolognesi di porre fine con ruspe e polizia a esperienze collettive di autogestione di case e spazi.
Dall'occupazione del Pilastro del 1971 alle case IACP di viale Ortolani del 1976, Dal Centro "Berretta Rossa" alla palazzina di viale Vicini del 1976 Dall' Isola del Kantiere del 1991 al TPO di via Irnerio del 2000 Dai capannoni della Veneta (Crash) di via San Donato del 2005 agli sgomberi di Agosto del 2006

Sono passati più di trenta anni, ma tutto sembra tremendamente uguale.

Vi proponiamo due anticipazioni

LA LOTTA DEL LUGLIO 1971

Era il mese di luglio del 1971, lo scenario era quello del quartiere-dormitorio Pilastro, il ghetto di casermoni dello IACP costruito da perfidi urbanisti alI' estrema periferia della città. La questione era la stessa dei giorni nostri ( ondata migratoria, problema abitativo, pericolo di razzismo, "guerra tra poveri ") , i protagonisti erano sempre persone provenienti dal "Sud ", ieri d 'Italia ( "terroni ", i "marocchini " come li chiamavano a Bologna), oggi del mondo (africani, arabi, magrebini, extra-comunitari).
Le costanti tra allora e oggi: Il Resto del Carlino (che continua a parlare di questi problemi con tono allarmato, preoccupato, distaccato, pietistico, a seconda delle "esigenze d'informazione") e l'Amministrazione Comunale (che ripete il ritornello della strumentalizzazione di chi "come scopo politico ha quello di indirizzare il bisogno sociale verso occupazioni abusive di abitazioni ").

Ciò che è rimasto tremendamente uguale è l'incapacità (la volontà) delle amministrazioni comunali di affrontare con coraggio, il problema abitativo e degli spazi di aggregazione.

Il Resto del Carlino, 5 luglio 1971
Da altrettante famiglie guidate da estremisti
Occupati 21 appartamenti al villaggio del Pilastro


"Così uria ventina di famiglie hanno occupato una palazzina di nuova costruzione [...] La manifestazione è organizzata da Lotta Continua e altri "gruppuscoli " con uno spirito da ultras.
Sabato sera, verso le 22, un primo gruppo di famiglie si è insediato nella palazzina di proprietà dell'Istituto Autonomo Case Popolari. Ieri mattina altre 10 famiglie hanno fatto altrettanto. E' gente che vive in case ritenute da loro ormai inabitabili, fuori Porta Lame. Operai, manovali, camionisti, capi famiglia che godono di un reddito modesto. Molti vengono dal meridione, in genere i figli non sono pochi [...] Il motto della manifestazione, apparso in grandi cartelli fuori dalle finestre è: 'la casa si prende; l'affitto non si paga' ".

l'Unità, 6 luglio 1971
Pericoloso contrasto con gli assegnatari

"l comunisti non condividono l' occupazione delle case IACP del Pilastro. La strumentalizzazione da parte di Lotta Continua e di altri gruppetti, non aiuta la crescita unitaria del movimento di lotta, ma rappresenta solo un modo per gettare allo sbaraglio alcune decine di lavoratori e le loro famiglie. Azioni isolate che mettono di fatto lavoratori contro lavoratori, contrapponendo occupanti e assegnatari”.

Il Resto del Carlino, 11 luglio 1971
La polizia è intervenuta ieri mattina: nessun incidentegomberati gli appartamenti del Pilastro:

"I 42 appartamenti occupati abusivamente nel quartiere Pilastro sono stati sgomberati dalla forza pubblica su ordine della Procura della Repubblica. Ieri mattina alle 12,10 le vedette dei gruppi estremisti, che avevano organizzato l' occupazione, sono corse allarmate sotto le tre palazzine occupate per avvertire che una colonna militare si stava dirigendo verso il Pilastro. Alcuni cittadini hanno consigliato ai giovani di fare sgomberare gli appartamenti per evitare possibili guai, ma la risposta è stata negativa e sono volate parole grosse [...]. All' arrivo della forza pubblica, i giovani estremisti si sono allontanati limitandosi a seguire la scena a distanza. Il dott. Iovine, capo della squadra mobile, ha invitato gli occupanti a lasciare libere le case nel minor tempo possibile, precisando che erano pronti gli alberghi. L' ordine è stato ripetuto parecchie volte e qualcuno è sceso volontariamente. Gran parte degli occupanti, però, si sono rinchiusi negli appartamenti, per cui gli agenti hanno dovuto forzare le porte. Se si eccettuano le 5 donne colte da crisi isterica, gli altri si sono mantenuti del tutto tranquilli”.

l'Unità, 11 luglio 1971
Con un massiccio intervento di Polizia sgoberato l' edificio occupato al Pilastro

Da un comunicato del PCI: "Quei gruppi politici, come Lotta Continua, che totalmente isolati dalla popolazione del quartiere hanno spinto una quarantina di famiglie sulla strada di una simile avventura, non solo dimostrano di non avere nulla da spartire con il movimento operaio, ma, con ciò, dovranno rendere conto della loro azione irresponsabile e cinica. Condanniamo il cinismo che hanno dimostrato particolarmente durante l'incontro con lo IACP, impedendo la discussione sulle proposte di soluzione, certo parziale, ma immediata almeno, delle situazioni realmente gravi. II fatto è che l' obiettivo perseguito da questi gruppi non è tanto la casa ma il mantenimento di una situazione di tensione senza sbocco che essi vogliono orientare prima di tutto contro il nostro partito".

L'Unità, 16 luglio 1971
Una cinica strumentalizzazione
L 'anticomunismo è accertato, i bisogni veri ancora no


"Una riprova della mancanza di ogni disponibilità a chiarire il proprio stato per rendere possibile la soluzione dei propri singoli casi e ad intraprendere la comune battaglia a fianco delle forze democratiche per l'affermazione di una reale riforma della casa, è stata fornita ieri dagli ex occupanti del Pilastro o meglio dalle loro mogli e madri, che accompagnate dalle solite bambine - di buona famiglia - che giocano alla rivoluzione (come le loro madri giocavano alle crocerossine), hanno sbraitato per alcune ore verso i rappresentanti della civica amministrazione senza fornire le loro richieste, necessarie informazioni [...] Nel pomeriggio di ieri ex occupanti e gruppuscoli hanno percorso le vie del centro, con scarsa fortuna di trovare appoggio e solidarietà dai cittadini i quali, in buona maggioranza, hanno invece espresso critiche verso i loro metodi di lotta e, soprattutto, hanno respinto, anche vivacemente, la loro impostazione provocatoria e apertamente anticomunista".

LE VICENDE DEL 1976

L'ESPERIENZA DEL CENTRO "BERRETTA ROSSA"

Seguendo le orme dei circoli del proletariato giovanile, con l’esigenza di avere un centro di aggregazione e un punto di riferimento cittadino, venne aperto il “CENTRO OPERAIO E PROLETARIO” della Berretta Rossa : si trattava di un vecchio centro di quartiere, che il comune aveva deciso di chiudere perché incapace di mantenere il controllo sui giovani che lo frequentavano. Il malandato caseggiato venne occupato da giovani operai delle fabbriche di S.Viola e Borgo Panigale e da alcuni collettivi studenteschi. Nei primi quindici giorni vennero eseguiti lavori di muratura, di imbiancatura e di riordino dei locali. Messo tutto a posto, iniziarono assemblee e riunioni, e molti compagni operai si avvicinarono alle varie iniziative. Anche molti dei giovani del quartiere, gli ex frequentatori del centro, cominciarono a circolare lì attorno, prima con timidezza, poi via via facendo sempre più confidenza con i nuovi arrivati. Ben presto divenne un luogo di ritrovo, dove si discuteva, si ascoltava musica, si giocava a pallone nel campetto situato vicino al caseggiato .
Parallelamente al successo dell'iniziativa, iniziarono a circolare in quartiere diverse voci da parte degli esponenti della vicina sezione del PCI: durante le feste del centro si sarebbero distribuite "bibite drogate" per attirare i giovani.
All'improvviso, una sera, una delegazione del consiglio di quartiere venne ad intimare lo sgombero, perché esisteva una delibera che prevedeva l’abbattimento dell’edificio per costruire un parcheggio. E’ da notare che quella delibera era stata approvata quattro anni prima, ma era sempre rimasta nel cassetto, anche perché la costruzione del parcheggio era prevista nel 1981.
Come mai questa sopraggiunta ansia di abbattimento? Una motivazione assai curiosa è che occorreva recuperare le vecchie tegole del tetto e i mattoni per eseguire lavori di ripristino per immobili del centro storico da destinare alla residenza pubblica.
Venne organizzata una manifestazione davanti alla sede del consiglio di quartiere. Fu qualcosa di inedito: una lunga sfilata di macchine strombazzanti, che sventolavano dai finestrini bandiere rosse. Fu deciso il presidio continuo del centro, turni di vigilanza impedirono per tutto il mesi di luglio che avenisse lo smantellamento. Molti compagni decisero di rinunciare alle ferie in Agosto, ma i “distruttori” erano più carogne di quanto si potesse pensare. La mattina del 14 agosto alle sette, due ruspe del comune iniziarono ad abbattere con prepotenza, gli esili muri del centro. Un piccolo esercito di rabbiosi demolitori distrusse ogni cosa che gli capitò sotto mano.

LO SGOMBERO DEGLI ALLOGGI IACP DI VIA ORTOLANI

Nel mese di giugno del 1976 quattro famiglie senza casa occuparono altrettanti appartamenti di edilizia pubblica, situati in Via Ortolani (vuoti da tempo). Il 21 di agosto successivo i quattro immobili vennero sgomberati e i quattro nuclei finirono in mezzo alla strada: con delle tende attuarono una forma di protesta di forte impatto accampandosi nei pressi di Piazza Maggiore. Si aprì un forte dibattito in città, il Comune e la Federazione del Pci, pur riconoscendo l'esigenza dell'abitazione, condannarono fermamente queste forme di lotta, il Consiglio di Fabbrica della Sasib l'appoggiò.

L'OCCUPAZIONE DI VIALE VICINI

Alla fine del mese di agosto venne occupata una palazzina di proprietà della provincia, vuota da due anni. I locali del piano terra vennero utilizzati come sede del centro Berretta Rossa, mentre gli appartamenti al primo piano e al secondo piano vennero abitati da un gruppo di senza casa. Sull'Unità, 1 settembre 1976 si può leggere. "Ieri mattina il sedicente centro operaio e proletario “Berretta Rossa” ha occupato abusivamente uno stabile dell’Amministrazione Provinciale di viale Vicini 6, di fronte a questa ennesima e grave provocazione la Giunta provinciale ha inoltrato denuncia alla Procura della Repubblica, riservandosi ogni ulteriore azione a tutela del Patrimonio pubblico provinciale. A tale scopo, inoltre, la presidenza dell’ Amministrazione Provinciale ha convocato i capigruppo per le decisioni conseguenti".
Il 3 settembre, alle sei del mattino, la polizia fece irruzione nella palazzina, sgombrando l’intero edificio. Il problema della casa, intanto, cominciò ad avere proporzioni enormi.
Il 21 settembre venne occupato, insieme ai dipendenti che erano stati licenziati, l'Hotel Bologna, da poco chiuso dalla proprietà, l'Immobiliare Dark Tuil. La proposta era che l'Amministrazione Comunale requisisse l'immobilile per destinarlo ad albergo popolare per studenti, lavoratori e senza casa. Venne predisposta una Lista per l'assegnazione autogestita dei posti letto. Anche questa occupazione non durò più di una settimana.
Poco dopo, all’Università, nacque il CENTRO ORGANIZZAZIONE SENZA CASA (COSC), che iniziò a formare liste di occupanti, sopratutto fra gli studenti fuori sede. Venne organizzato un convegno cittadino sul problema abitativo, dai vari collettivi che operavano in città . Il convegno prese la decisione di indire una manifestazione per la casa.
Un freddo venerdì del mese di ottobre dall’università partì un grosso corteo, come da molto tempo non si vedeva. Furono percorse le vie del centro, poi il corteo si diresse in via Galliera, qui si fermò davanti ad un palazzo ristrutturato, al centro di manovre speculative. Lo stabile era completamente vuoto e venne occupato, poteva dare abitazione ad un centinaio di persone. Si trattava di appartamenti meravigliosi che, per l’enormità dei prezzi, mai sarebbero stati agibili a proletari. Vedere tanta ricchezza, poterla toccare con mano, averla a disposizione, fece sognare diversi compagni.
Ma il bel sogno terminò ben presto, dopo un giorno la polizia, chiamata dal padrone, cacciò fuori tutti. La lotta però non poteva finire così. La sera stessa si fece un altro corteo che puntò dritto alla palazzina di viale Vicini che venne rioccupata. La tensione per il problema della casa aumentò, Viale Vicini divenne il centro propulsore di tutte le iniziative. Ma, ancora una volta, fu la repressione la risposta: tre giorni dopo Natale, la polizia, mandata dall’amministrazione provinciale, buttò fuori gli occupanti di viale Vicini.

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